venerdì 30 novembre 2012

Voglio di più...


Sono uno di quegli emigrati che vive in "altitaglia" e che il dilemma "partire/restare" l'ha risolto da 4 anni.
Sentire e vedere le notizie che arrivano da Taranto e soprattutto i commenti di certa gente mi fa salire una carogna che la metà basterebbe.
Il tarantino medio è esattamente così, indolente e allo stesso tempo cialtrone.
Il suo motto è "il mondo incomincia ad un palmo dal culo mio".

A nessuno importa realmente se ci sono 12000 famiglie in mezzo alla strada, l'importante è che l'Ilva, la più grossa ed importante acciaieria d'Europa, chiuda.
Allo stesso tempo, a nessuno importa realmente delle altrettante (forse più) famiglie coinvolte, direttamente o indirettamente da una malattia oncologica. Per assurdo, ci sono dipendenti Ilva che hanno perso familiari, genitori, figli a causa dei tumori e che lottano e sbraitano per rimanere aggrappati alla precarietà di un lavoro che finirà per ucciderli...
Tutti però sono bravi a parlare, a mettere le foto e i video su Facebook, a commentare con sensazionalismo quello che accade adesso soltanto perchè ADESSO ne parlano i TG.
Chi da una parte propone la bonifica dell'Ilva e di tutto il territorio (ca pò m'hanna dìcere cù cce sòlde...), altri che propongono la riqualificazione dell'intera provincia, trasformandola nella Rimini del Sud a suon di discoteche, locali notturni e strutture turistiche.
Senza considerare che così facendo gli imprenditori (solitamente ammanigliati col politico) esproprierebbero alla comunità la parte migliore del territorio, i litorali pubblici, costringendo i cittadini a pagare per andare al mare e facendo schizzare alle stelle il costo della vita.

A Taranto si fa la rivoluzione solo a chiacchere.
Provate a chiedere a qualcuno di questi "progressisti/ambientalisti" un contributo di solidarietà a sostegno delle famiglie degli operai disoccupati.
Una banalità, 50 euro al mese a famiglia. E non mi dite che sono tanti, 50 euro: conosco famiglie che 50 euro li spendono ogni settimana in gioco del lotto / gratta e vinci / scommesse.
La risposta sarebbe scontata, un classico del miglior repertorio tarantino: 

MACEMMENEFUTTAMME'!
L'essenziale è che non si tocchi (per il momento) la loro quotidianità, fatta di aperitivi all'Old Fashion piuttosto che al Lucky Corner, la Fenice o i Giardini. O di mangiate di carne luculliane a Cisternino e Martina Franca.
La Litoranea, il Lungomare e le notti bianche in Città Vecchia per l'estate, à Madònn e le Mistère d'à Sumàna Sande, sempre Forza Taranto, sazizze d'ù paìse e bevimmebirraràffenindecchiù...

A questo proposito però ho fatto un'altra riflessione: non è che tutto "il bello" di Taranto è solo negli occhi dei migranti nostalgici?
Tutte queste tradizioni non sono forse cose che in realtà mancano solo a chi vive lontano?
A me, detto con sincerità, non manca la mia città. In realtà, sento la mancanza delle persone care.
Quel rompiscatole di mio padre. Quel monellaccio di mio nipote. Quelle poche persone che considero veramente Amiche. Fosse per me troverei una collocazione per tutti qui.
E non perchè qui sia il paradiso, intendiamoci.

Quello che manca a Taranto è il senso civico
E nessun amministratore o personaggio politico o sindacato potrà mai farglielo crescere...

Si dice a Napoli "hai voglia a mètte RUMM, nù STRUNZ no pò addiventà BABBA'...
Per questo ho scelto di andare via.
Non per me, ma per le mie figlie... VOGLIO DI PIU'



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